Welfare pugliese e violenze sui minori. Il nostro punto di vista

Pubblicato il 30-08-2017 da Comunicazione ANEP - ( 4399 letture )

 

Comunicato stampa in merito alla riflessione del procuratore della Repubblica Volpe pubblicata sui giornali di qualche giorno fa dove si sostiene che i servizi sociali sono latitanti (articolo)

 


COMUNICATO STAMPA

A N E P

 

Associazione Nazionale Educatori Professionali - Unica associazione riconosciuta e accreditata della rappresentatività a livello Nazionale delle associazioni professionali di area sociale e sanitaria con decreto Direttoriale del Ministero della Salute del 7 febbraio 2014 – (Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale serie generale n. 44 del 22 febbraio 2014).

 

Mi permetto di entrare nel merito di quello che ormai è diventato l'argomento estivo su cui esprimere pareri, suggerire indicazioni e orientamenti politici.

Le parole espresse negli ultimi giorni da chi si prodiga per superare il disagio sociale, sono parole piene di contenuti più che condivisibili per la nostra professione.

Assistiamo ormai alla più generale dequalificazione professionale oltre che all'impoverimento di quella che dovrebbe essere la gratifica economica per chi ogni giorno, lotta e previene i rischi ambientali della società, per dare un futuro migliore alle nuove generazioni.

 

Qualora nel grande sacrificio, che sopportano i professionisti del sociale, arrivi il coronamento economico, ecco arrivare il successivo ostacolo: ritardi nei pagamenti, riconoscimenti spesso soppressi per dare continuità ai servizi che diversamente non potrebbero essere sostenuti sul piano economico senza i sacrifici da parte degli stessi operatori.

Entrando nel vivo delle polemiche di questi giorni, credo che tutti concordiamo sulla gravità del crescere in modo esponenziale di fenomeni sociali gravi sui minori, tutti si stanno affannando a cercare le "responsabilità", ma per la nostra specificità professionale e mission ci dobbiamo chiedere "perché" avvengono tali eventi.

 

Perché malgrado per le politiche sociali spendano considerevoli risorse dei cittadini al fine di creare benessere sociale accadano eventi di violenza cosi inauditi?

Perché malgrado l'assidua presenza degli amministratori locali dal Sindaco ai presidenti di municipio, nei punti e snodi essenziali dell'operatività sociale quasi a rappresentare simbolicamente, e alcune volte a rappresentarsi, la legalità non si riesca ad arginare i sintomi di un disagio sociale oramai radicato?

Perché malgrado un servizio sociale attento nei limiti delle proprie possibilità, forza e potere decisionale si assiste sempre più al deterioramento dei più sani principi del vivere civile?

 

Sento come un eco i dati forti espressi dal Procuratore della Repubblica Dott. G. Volpe e mi chiedo, se le risorse impiegate non debbano essere ricanalizzate su azioni forti di prevenzione piuttosto che a rappresentare una città piena di vita ludica e ricreativa che ci deve essere, ma non può essere prevalente, dove problematiche sono così evidenti vanno eradicate e non solo sotterrate.

Per usare una metafora si ha l'impressione di voler dare una rinfrescata ai muri della città senza rifare l'intonaco.

Credo che la grande professionalità degli operatori sociali, dai servizi sociali comunali ai servizi che quotidianamente forniscono le organizzazioni del terzo settore, non possono e non devono essere messe in discussioni.

E' evidente che devono essere riviste le politiche sociali che vanno indirizzate in azioni più incisive e chirurgiche rispetto ad una più attenta lettura dei reali bisogni sul territorio.

 

La politica dovrebbe fare un passo indietro ed ascoltare una sorta di stati generali delle professioni d'aiuto, delle parti sociali e delle famiglie per riformulare un piano delle politiche sociali ed accogliere, al di là dei proclami e delle immagini di ideale felicità e benessere, quello di cui la città necessità.

Oggi la politica si limita a rendere visibile quello che fa, piuttosto che a mettere in atto quello che servirebbe alla città e come professionista del settore preferirei avere un dettagliato rapporto finale con i risultati dei servizi resi alla città piuttosto che vivere momento per momento uno stato di felicità apparente.

Come educatore professionale di questa città, tra l’altro, non vorrei più assistere alla confusione generalizzata di questo periodo che ci fa confondere e collocare con figure come animatori prestigiatori, giocolieri e commedianti che hanno un diverso contenuto professionale rispettabilissimo ma che in questo momento, visto la gravità degli episodi che si susseguono, andrebbero sensibilmente ridimensionati per attivare vere e proprie prese in carico nei luoghi ad alto rischio.

 

La città ha bisogno di ascolto professionale, osservazione partecipata all'interno dei contesti territoriali difficili, progetti educativi individualizzati.

Insomma la città forse ha bisogno di interventi specifici con l'ausilio di professionisti del territorio capaci e con una formazione sia accademica che esperienziale.

Un monito per tutti, intervenire costruttivamente e programmaticamente sul sociale, serve a costruire una società più libera e capace di fare scelte importanti che nel tempo producono benessere ai ragazzi che saranno il futuro tessuto sociale, economico e civile della città.

 

 

Bari, 16 agosto 2017

 

Consigliere Nazionale

A N E P

Resp. Centro-Sud

F.to Dott. Antonio Cascarano

 


 

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