Reggio Emilia ci prova

Pubblicato il 03-06-2015 da Luca Balducci - ( 2687 letture )

 

Un progetto per diminuire i casi di allontanamento dei figli dai genitori “negligenti”, cercando di intervenire prima all’interno dei nuclei familiari più difficili grazie al lavoro congiunto di Istituzioni, educatori e servizi sociali. È quello che vuole fare il progetto “Pippi” (ovvero, programma di ricerca e intervento in educazione familiare) che promuove l’integrazione con il privato sociale, e per il quale è stato creato il 27 maggio scorso un gruppo territoriale congiunto tra l’Unione dei Comuni della Bassa reggiana (distretto di Guastalla) e l’Unione Pianura reggiana (distretto di Correggio). Il gruppo, insediatosi una settimana fa nella Sala del Fico a Novellara, deve promuovere un percorso che possa far diminuire il numero di bambini in collocamento esterno (cioè allontanati da casa) e migliorare l'’appropriatezza degli interventi che vedono i figli separati dai genitori Succede quindi che 10 famiglie (cinque per ciascuna Unione) verranno seguite con il modello di lavoro proposto da “Pippi”, pensato per garantire un percorso approfondito, nel quale possano essere protagoniste del loro miglioramento; bambini da zero a 11 anni saranno i “sorvegliati speciali”, monitorando il loro sviluppo e la loro sicurezza quando considerati dagli operatori come preoccupanti; oppure nel caso si ritrovino con genitori “negligenti”. “Pippi” è un progetto di educazione familiare sperimentale, nato da una collaborazione pubblica e inter-istituzionale tra il ministero per le Politiche sociali, Università, Regioni ed enti locali. L’Unione Bassa reggiana e l’Unione Pianura reggiana sono il quarto gruppo in assoluto, dalla nascita del programma, ad essere ammesso alla sperimentazione. “Questo ci dà un riscontro fattivo che le Unioni di Comuni sono interlocutori stabili anche per la progettazione di nuovi modelli e di nuovi percorsi per i servizi”, fa sapere l’Unione della Bassa reggiana in una nota. Il progetto, dicono i promotori, nasce da una duplice considerazione: la prima causa degli allontanamenti in Italia è rappresentata per il 37% da casi di inadeguatezza genitoriale; nei Paesi occidentali, inoltre, la negligenza è in aumento mentre allo stesso tempo questo è il campo in cui i servizi tradizionali sembrano meno attrezzati. Così le due Unioni hanno deciso di aderire al progetto, nello specifico “per innovare le pratiche di intervento nei confronti delle famiglie cosiddette negligenti – scrivono – e per ridurre il rischio di maltrattamento e il conseguente allontanamento dei bambini dal nucleo familiare”, provando a stringere tutte le forze intorno ai bisogni dei bambini e delle famiglie, considerando il loro punto di vista nell''offrire le risposte. “L’obiettivo primario – sottolinea il gruppo territoriale – è aumentare la sicurezza dei bambini e migliorare la qualità del loro sviluppo.

 

 

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