Progetto Sprar

Pubblicato il 23-06-2015 da Luca Balducci - ( 2748 letture )

 

Sono 113 i richiedenti asilo e rifugiati accolti a Modena nel 2014 attraverso il progetto locale di accoglienza Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) attivo in città dal 2001, di cui 79 sono giovani di età inferiore ai 30 anni. In maggioranza arrivano da Afghanistan, Mali e Siria. Il Comune ha messo a disposizione 65 posti di accoglienza in 14 appartamenti dislocati in diverse zone della città, in cui le persone vivono in autonomia seguiti dagli operatori del progetto. La permanenza media nei progetti Sprar in città è di 6/8 mesi. dal 2014 inoltre è attivo il progetto Sprar della Provincia di Modena che gestisce 33 posti di accoglienza in altri Comuni del territorio modenese. A queste persone si aggiungono le persone accolte nell’ambito di Mare Nostrum. A Modena sono 188 i migranti ospitati (416 nella provincia). L’accoglienza prevede di acompagnare la persona verso la riconquista di un’autonomia perduta, con l’obiettivo di incrementare le opportunità di integrazione. “Gli interventi che realizziamo vogliono facilitare i percorsi di autonomia e inserimento socio-economico di richiedenti asilo e rifugiati – ha detto Giuliana Urbelli, assessore al Welfare del Comune di Modena – Grazie alla collaborazione con il Terzo settore, abbiamo costruito progetti attenti a integrare sul territorio i richiedenti asilo”. Le prime esperienze di percorsi di volontariato proposte ai rifugiati nell’ambito Sprar partite anni fa sono state il banco di prova che hanno portato al Protocollo d’intesa siglato con la Prefettura e il Centro servizi volontariato per proporre percorsi anche ai richiedenti asilo giunti con Mare Nostrum e gestiti dalla Prefettura. “Fare volontariato, entrare a far parte di un’associazione, costruire una rete di relazioni può essere la chiave di volta per integrarsi e, almeno nella fase iniziale, un modo per restituire qualcosa alla comunità che accoglie – ha continuato Urbelli – Allo stesso modo, vista la straordinarietà dell’emergenza umanitaria che l’Italia si trova a vivere, il governo potrebbe pensare a un impianto normativo che dia la possibilità a queste persone di essere impiegate in lavori socialmente utili”.

                                                                               

 

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