Pubblicato il 24-08-2016 da Comunicazione ANEP - ( 4434 letture )
La più importante organizzazione internazionale indipendente dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e a promuovere i loro diritti, a seguito del tragico terremoto di magnitudo 6.0 che ha colpito il centro Italia nella notte del 24 agosto 2016, propone un decalago per proteggere i bambini in contesti di emergenza e nel post evento traumatico come un terremoto.
Di fatti sono 497 i bambini che vivono nei tre Comuni maggiormente colpiti: Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto. Una drammatica situazione d’emergenza come questa rappresenta per loro la perdita di tutte le sicurezze e dei punti di riferimento, l’interruzione della loro quotidianità e di una vita normale che includa la scuola, una casa, una piazza in cui giocare.
I bambini hanno una grande capacità di affrontare gli eventi traumatici e di reagire in maniera positiva alle difficoltà che una situazione di emergenza inevitabilmente comporta. Nonostante ciò, è necessario che siano protetti in modo adeguato per permettere loro di superare questi eventi: la loro tutela e protezione passa dall’atteggiamento e dalle reazioni che i genitori tendono a mettere in atto. In particolare, consigliamo ai genitori di prendersi cura di se stessi e di non sottovalutare i propri stati d’animo e di ricorrere ad un aiuto psicologico nel caso in cui ne sentano il bisogno: i bambini replicano i comportamenti dei loro genitori e reagiscono meglio quando questi sono sicuri e calmi.
Ad ogni età è possibile leggere particolari segnali che un bambino manifesta prima e dopo un’emergenza come, ad esempio, un terremoto: saperli riconoscere è un valido aiuto per prendersi cura di loro e dell’inevitabile malessere di cui sono preda.
I bambini fino all’anno di vita dipendono completamente dagli adulti per la loro cura e sopravvivenza. I genitori possono aiutare i neonati a sentirsi al sicuro prestando loro tutte le attenzioni di cui hanno bisogno, nutrendoli, cambiandoli e calmandoli. Solitamente tendono ad esprimere le loro paure ed ansie attraverso il gioco e potrebbero mettere in atto giochi ripetitivi che “inscenano” il terremoto: se il bambino appare troppo ossessionato e tormentato da questo tipo di gioco è consigliabile orientarlo su altre dimensioni e attività di gioco.
I bambini da 1 a 5 anni hanno bisogno di dare significato all’evento traumatico e allo stesso tempo di sentirsi sicuri e protetti. Ecco perché dopo essersi presi del tempo per elaborare pensieri, reazioni ed emozioni da comunicare in modo adeguato ai più piccoli, è necessario parlarne con loro, in modo rassicurante ed attuare alcuni comportamenti che contengano le loro ansie e paure. Scopri quali sono.
L’età scolare, dai 6 agli 11 anni, è quella dove si comincia a razionalizzare anche gli eventi paurosi e a farsi meno trasportare dalla fantasia. Anche se non è sempre facile parlare con loro delle esperienze, dei pensieri o dei sentimenti provocati dal terremoto, è fondamentale la presenza dei genitori, che siano ascoltati quando hanno bisogno di parlare perché maggiori attenzioni li aiuteranno a riprendersi. Spesso uno dei veicoli con cui manifestano un trauma è l’eccessivo silenzio: non vanno per questo forzati ad esprimersi, bastano anche delle conversazioni brevi che testimoniano la presenza protettiva dei genitori.
Gli adolescenti vivono un’età in cui si sviluppa il senso della propria identità, separata da quella dei genitori ma hanno comunque bisogno di orientamento, rassicurazione e guida. Hanno maggiori capacità dei bambini di esprimere i propri pensieri e sentimenti, ed è importante fornire loro l’opportunità di farlo insieme ai genitori, così che possano dare un senso a ciò che è successo durante e dopo il terremoto. Spesso si sentono invincibili, come se nulla potesse ferirli, ma un terremoto li fa sentire vulnerabili e spaventati.
Fonte: blog.savethechildren.it/
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