BASTA CON LE MENZOGNE! La professione di educatore professionale non è divisibile! comunicato stampa

Pubblicato il 20-12-2018 da Presidente Nazionale ANEP - ( 7698 letture )

 

Si sta facendo un gran rumore  usando le più bieche modalità comunicative, quelle delle fake news!  Il bello è che le fake news sono state create ad artifizio proprio per giustificare le peggiori nefandezze legislative in questo Paese.
Da più parti si sostiene che se non passasse il comma 275 su DDL di Bilancio, quello che prevede che gli educatori professionali socio pedagogici possano continuare a svolgere la loro attività nell'ambito socio sanitario, potrebbe essere a rischio il lavoro di 150.000 operatori.
Niente di più falso sia nei numeri che nell'effetto ipotizzato.

Ricordiamo per dovere di cronaca che è ancora vigente il comma 599 della L.205/2017, entrata in vigore lo scorso 1 gennaio 2018 che recita quanto segue: “ I soggetti che, alla data di entrata in vigore della presente legge, hanno svolto l'attività di educatore per un periodo minimo di dodici mesi, anche non continuativi, documentata mediante dichiarazione del datore di lavoro ovvero autocertificazione dell'interessato ai sensi del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, possono continuare ad esercitare detta attività; per tali soggetti, il mancato possesso della qualifica di educatore professionale socio-pedagogico o di educatore professionale socio-sanitario non puo' costituire, direttamente o indirettamente, motivo per la risoluzione unilaterale dei rapporti di lavoro in corso alla data di entrata in vigore della presente legge ne' per la loro modifica, anche di ambito, in senso sfavorevole al lavoratore.

Ecco la dimostrazione che chi annuncia apocalittici licenziamenti dice il falso per perseguire finalità ben diverse dalla tutela dei professionisti e dei servizi!

Va molto di moda aleggiare fantasmi su web per ottenere un consenso su ciò che in realtà non c’è. Sta funzionando anche stavolta, anche stavolta “l'ho letto su internet” funziona!

Ci riferiamo agli articoli apparsi sui giornali on Line delle campagne di lega coop, e Federsolidarietà, ci riferiamo ai post della onorevole Iori, ci riferiamo ai post di uno sparuto gruppo di pedagogisti accademici e pochi altri che per sembrare tanti fanno nascere aggregazioni e associazioni come i funghi ma alla fine sno sempre gli stessi. Gruppi che continuano ad utilizzare la questione dell’Educatore Professionale, al fine di ottenere un riconoscimento che altrimenti non sarebbero stati in grado di raggiungere. Cerchiamo invece di spiegare le cose come stanno: mantenere così com'è il comma 275 nel DDL di Bilancio servirebbe soltanto alle Accademie Universitarie convinte di vendere il loro prodotto formativo come fosse rappresentativo della professione.

A questa compagine si sono aggiunti all’orizzonte anche alcuni gruppi della cooperazione che, approfittando della confusione, possono bellamente continuare a fare i propri interessi, mantenendo gli operatori a livelli più bassi del dovuto, impiegando professionisti senza titolo alcuno o con titoli diversi da quelli richiesti ma sempre richiedendo loro prestazioni specializzate al più basso costo possibile.

Basta farsi un giro tra i colleghi per accorgersi delle nostre buste paga per vedere il fantasioso posizionamento al ribasso dei livelli contrattuali e delle paghe orarie.

Chiariamo per dovere di completezza che quando parliamo di Università oltre a non comprendere che lavoro faccia il MIUR sulla questione, parliamo del comportamento irresponsabile di entrambe le classi di laurea.

Se il problema del doppio binario formativo esiste la responsabilità è sia di SNT2 che di L19 che non sono state in grado di parlarsi e di organizzare un percorso formativo adeguato sotto il profilo sia numerico che qualitativo.

Cosa succederà se si approva il comma 275? : in primis si continuerà dalla L.205/2017 che ha diviso gli educatori professionali in socio pedagogici e socio sanitari.

Senza una vera e radicale volontà di riformulare e mettere mano alla materia dell’esercizio della professione, lo scenario che si presenterà vedrà da un parte colleghi che lavoreranno con un titolo riconosciuto formalmente, con un albo di riferimento e che saranno legittimati nello svolgimento della loro professione, dall'altra colleghi ai quali non sarà data la possibilità di iscriversi all’albo e saranno mantenuti di fatto in una vera emergenza, questa reale, di rischio di abusivismo professionale.

Per questo motivo dico grazie al PD, in particolare all’Onorevole Ascani che con il suo emendamento, fatto in coordinamento con la Iori (sue testuali parole), agitando spettri di possibili catastrofici accadimenti per i lavoratori del comparto, è riuscita nell’intento di far passare nella Commissione Bilancio della Camera il comma 275.

Che dire poi della maggioranza del cambiamento che “concede” ad una opposizione senza numeri di portare a casa un risultato a beneficio di pochi e a discapito di molti?

Ad oggi non sappiamo nemmeno il nome della persona/delle persone che, in Parlamento, da parte del governo e della Maggioranza, ha dato/hanno dato l’ok a questa operazione, giusto per ringraziare anche lui/lei/loro.

Con questo bel regalo di Natale ovvero l’emendamento 275 i colleghi che non avranno la possibilità di vedersi riconosciuta l’abilitazione ove ricorrano le condizioni dell’esercizio da anni o lustri, forse potranno sperare di essere “sistemati” in un elenco speciale ad esaurimento, una bella “Guantanamo” a cielo aperto.

Il risultato sarà ancora confusione totale nei servizi e denunce che coinvolgeranno gli esercenti la professione, una bella balcanizzazione della professione, un tutti contro tutti a discapito del lavoro e dei lavoratori mentre un pezzettino del terzo settore starà ad osservare e continuerà a gestire servizi collocando professionisti non riconosciuti, …..sennò nel CCNL bisogna poi prevedere di pagarli in maniera adeguata visto che svolgono attività riservate.

La nostra curiosità poi è di sapere come si faccia a separare e dividere funzioni che sono di accompagnamento e competenze nell' operatività quotidiana tra un educatore professionale socio pedagogico e un educatore professionale socio sanitario.

Fino ad oggi oltre alle parole inseriti nei Commi, oltre ai corsi “fuffa” per fare cassa e far pagare professionisti attivi illudendoli con rilascio di qualifica (e non di titoli) nè l'onorevole Iori , fautrice di questo nuovo deal professionale sugli educatori, né il CUN, nè le società scientifiche e altri tirapiedi di aggregati pedagogici sono stati mai in grado di rispondere alle domande: quali sarebbero le differenze nella presa in carico delle due figure professionali? Quale differenza e quale competenza dare all’uno o all'’altro nei riguardi del destinatario?

Più che discutere del merito sembra di assistere alle chiacchiere nel Bar Sport scritto da Stefano Benni, ove personaggi improbabili parlano di cose che non hanno mai conosciuto e quando lo fanno sempre a sproposito o mentendo.

Una delle tante altre bugie raccontate è definire gli EP come dei medici o clinici perché, lavorando su aspetti riabilitativi, sembra siano direttamente facenti parte della élite di Medicina. Mentre gli educatori professionali socio pedagogici si occupano degli aspetti educativi. Chi lo sostiene è perché nei servizi non ci ha mai lavorato! E soprattutto non parla mai di concetti come “bisogni di salute”.

Con questo tipo di risposta si dimostra di non avere rispetto di una professione, quella dell'educatore professionale (senza aggettivi socio pedagogici o socio sanitari grazie!), che ormai è storicamente presente nei Servizi e nei Settori del sociale , del sanitario e del penitenziario e che si occupa dei cittadini in condizioni di fragilità.

Se questa è la risposta che le istituzioni stanno dando vuol dire che le stesse stanno mancando al loro obiettivo, si dimostra di non avere rispetto per quei cittadini che si vedono erogare prestazioni e azioni di cura e riabilitazione parcellizzate perché si vuole continuare a legittimare un sistema che è utile solo a qualcuno.

Con questo tipo di risposta si dimostra di non aver rispetto di quei giovani educatori professionali provenienti da SNT2 e da L19 che sostengono che “l'Educazione è una cosa seria” e il cui motto è “SI competenze no competizione!”

A questo tipo di risposta che calpesta diritti del lavoro noi diciamo NO grazie! Quando si vorrà discutere di proposte serie e davvero inclusive dove tutti gli educatori professionali potranno trovare posto in un'unica cornice professionale, quando si lavorerà affinché la professione abbia la sua centralità, quando si vorrà operare ad un vero riconoscimento che contempli formazione obbligatoria per tutti e deontologia professionale allora ANEP ci sarà come c'è sempre stata quando si è voluto parlare di cose serie.

 

 

 

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