Scandalo a Torino

Pubblicato il 15-01-2016 da Luca Balducci - ( 2684 letture )

 

Di seguito un interessante articolo, comparso su repubblica, sulla tematica sesso e disabili che in varie occasioni ha alimentato la discussione tra diversi professionisti EP impegnati in vari settori professionali

“Yes, we fuck!”. Sì, lo facciamo. È il titolo del documentario spagnolo di Raul de la Morena e Antonio Centeno che racconta — anzi, mostra — qualcosa che la nostra società considera insopportabilmente osceno: il sesso fatto dai disabili. Il film viene proiettato sabato, in concorso, al Fish & Chips Festival. A presentarlo, con l’attivista Max Ulivieri del comitato Lovegive, sarà il sessuologo Alessandro La Noce, romano ma con base a Torino (tra le sue ricerche, quella dedicata al mondo dei clienti dei trans). «Il sesso è fonte di benessere, lo afferma l’Oms — dice La Noce — Eppure esistono categorie di persone, come i portatori di handicap, gli anziani, i menomati in seguito a guerre o incidenti, chi nasce con una piccola o grande deformità, o semplicemente i brutti, che sono escluse da una sana pratica sessuale in un mondo che ci vuole tutti giovani, belli e prestanti. La visione del film è un’esperienza forte, che provoca turbamento. Vengono mostrati i corpi nudi, si avverte la tensione del desiderio. Si entra nella sfera intima di individui che il pregiudizio vuole esclusi
dal piacere".


Dottor La Noce, perché il sesso dei disabili è tabù?
"Perché è considerata una pratica estrema, e in quanto tale è rifiutata da tutti i media. Mentre dovrebbe essere vista come la normalità".

Nel documentario, realizzato in Spagna, compare la figura dell’assistente sessuale. Perché da noi non è contemplata?
"Perché non esiste una normativa che la regoli. In paesi come la Svizzera, l’Olanda e la Spagna è una figura professionale riconosciuta, con tanto di percorso formativo. È un compito che richiede una specializzazione. In Svizzera questo tipo di assistenza è garantita gratuitamente dal servizio sanitario nazionale".

Come viene praticato il sesso dai disabili che non hanno accesso a servizi come questo?
"In modo sommerso, clandestino. Nella maggior parte dei casi ci si rivolge alle prostitute. Ma ci sono anche genitori costretti a masturbare i figli perché non hanno alternative".

In Italia esiste un progetto pilota di “love giver”, sperimentato recentemente in Toscana.
"Dal centrosinistra e dal mondo delle associazioni sono statw attivate diverse iniziative, ma nessun disegno di legge è mai arrivato in Parlamento".

Che ne pensa del Fish & Chips Festival?
"Il nome è divertente, anche se un po’ trash. Ma va bene, purché catturi l’attenzione. L’idea mi piace molto, soprattutto perché è una rassegna che non propone solo cinema erotico d’autore ma entra nello specifico di certe pratiche come il bondage o il sadomaso, sempre più diffuse".

Perché vanno di moda?
"Nel mondo globalizzato la gente è curiosa, cerca novità. Internet ha modificato anche il nostro rapporto con il sesso. Le pratiche estreme hanno di positivo che risvegliano e acuiscono i sensi e possono rompere la routine della coppia".

Com’è il rapporto di
 
 Torino con la sfera sessuale?
"È una città laica, da sempre all’avanguardia sui temi di genere. Ancora oggi ha centri di eccellenza per il cambio di sesso. Una vera vocazione transgender".

A che progetto sta lavorando?
"Sono nel gruppo di lavoro del Progetto DiritTo: candidiamo Torino a diventare capitale europea dell’accessibilità".
                                            
 
 

 

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