Pubblicato il 30-01-2015 da Luca Balducci - ( 2027 letture )
Cinque buone ragioni per accogliere e seguire bambini e adolescenti allontanati dalla loro famiglia a causa di abusi, violenza avvertita o incapacità dei genitori. Le associazioni e le comunità che in Italia si occupano di questa tematica hanno deciso di mettersi a nudo e raccontare le storie, le esperienze i numeri di chi lavora e dei ragazzi che grazie a educatori e operatori hanno la possibilità di ricostruirsi una nuova vita. Secondo i dati, ripresi da diverse fonti istituzionali e raccolti dal Cnca, in Italia sarebbero 28.449 i bambini e i ragazzi che vivono lontano dalle loro famiglie d’origine. La metà all’interno di comunità e l’altra in affido familiare. La comunità è una casa in cui più ragazzi, massimo 8 per ogni struttura, si ritrovano a vivere insieme e dove sono seguiti da diversi educatori. Secondo i dati nazionali, riferiti al 2012, il 67 per cento dei ragazzi che iniziano questo percorso sono adolescenti o pre-adolescenti e per la maggior parte restano all’interno di queste strutture per non più di 2 anni. Del totale dei ragazzi 1 su 3 è straniero e il 49,5 per cento sono minori non accompagnati. L’affido consiste, invece, nell’avviare un percorso con una famiglia, che può essere parentale oppure estranea, in cui i ragazzi vengono inseriti. Rispetto alla comunità il percorso è più “intimo” ma l’uno non esclude l’altro. La sola differenza sta nel valutare l’interesse del minore. “In alcuni casi vi sono ragazzi o bambini i cui bisogni o problemi rendono più adeguato l’inserimento in una comunità educativa – continua Zullo – penso ai minori vittime di abusi sessuali, maltrattamenti, adolescenti allontanati tardi”. Dei 14.194 minori in affido, il 55 per cento sono ragazzi tra gli 11 e i 17 anni e di questi il 16,6 per cento sono stranieri.
Fonte ER Sociale
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