Pubblicato il 10-03-2015 da Luca Balducci - ( 1889 letture )
“Dopo un lungo viaggio con i trafficanti, attraverso Etiopia e Sudan, sono arrivato in Libia dove sono stato fermato e rinchiuso. Mi hanno detto: ‘Benvenuto all’inferno’. Ci picchiavano ogni giorno, per un mese. Mia madre dalla Somalia ha dovuto pagare un riscatto, poi sono stato venduto ai trafficanti che gestiscono gli imbarchi, così ho pagato di nuovo per salire sui barconi”. Questa è la testimonianza di Ismail, 16 anni. Sono senz’altro loro, i minori non accompagnati, il volto più vulnerabile tra i 7.882 migranti arrivati sulle coste del Mediterraneo tra gennaio e febbraio 2015. Hanno una età tra i 9 e i 17 anni, in maggioranza maschi, ma ci sono anche ragazze. Sono originari principalmente di Paesi come il Gambia (135), la Somalia (129), l’Eritrea (117), o altri Paesi dell’Africa sub-sahariana e occidentale, ma anche Siria e Palestina. Sono fuggiti da conflitti, dittature, fame, violenze, dall’assenza totale di una possibilità di futuro. Per molti il viaggio è stato terribile, hanno sofferto fame o disidratazione, sono stati rapiti, venduti, ricattati, picchiati, torturati o violentati, prima e dopo l’arrivo in Libia, ultima tappa del loro percorso”. Secondo Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia, l’Europa “deve dare finalmente una risposta comune alle migliaia di persone costrette a fuggire da situazioni di emergenza estrema come il conflitto in Siria, che dura ormai da 4 anni, e la situazione sempre più grave in Libia, a partire da un’adeguata capacità di ricerca e salvataggio in mare, per evitare che ci siano altre vittime come negli ultimi naufragi”.
Fonte ER Sociale
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