Disturbi neuropsichici in età infantile

Pubblicato il 18-06-2015 da Luca Balducci - ( 2037 letture )

 

 I disturbi neuropsichici dell’età evolutiva sono tra i disturbi più diffusi (colpiscono con una frequenza di 1/5) nell’infanzia ma vengono trascurati: 1 bambino/adolescente su 4 riesce ad accedere alle cure ambulatoriali e alla riabilitazione, ma 1 su 3 non riesce ad essere ricoverato per mancanza di letti, mentre 1 su 5 viene mandato in reparti psichiatrici per adulti. E’ quanto emerge dai dati sulla salute mentale e la disabilità elaborati nei Rapporti di monitoraggio sull’attuazione della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza nel nostro Paese. Le diagnosi vanno dall’autismo all’epilessia, dalla depressione al disturbo del linguaggio, dalla dislessia alla disabilità intellettiva, dalle paralisi cerebrali infantili alle sindromi genetiche rare, dalle malattie neurodegenerative a quelle neuromuscolari e molte altre. Meno di 1 bambino/adolescente su 4 riesce ad accedere alle cure ed alla riabilitazione di cui ha necessità nell’ambito dei servizi pubblici di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza. "Particolarmente critica è la situazione relativa ai posti letto di ricovero - continua Bernardo dalla Bernardina - . Oggi ci sono in Italia solo 325 posti letto di neuropsichiatria infantile, contro più di 5.000 di area pediatrica e altrettanti della psichiatria degli adulti. 8 regioni sono completamente sprovviste di posti letto e solo un terzo dei ricoveri ordinari riesce ad avvenire in reparto di neuropsichiatria infantile, mentre gli altri avvengono in reparti non adatti, compresi quelli psichiatrici per adulti. Il Regolamento degli Standard Ospedalieri, appena pubblicato, prevede che possa esservi un reparto di NPIA ogni 2-4 milioni di abitanti, che in alcune regioni porterebbe al dimezzamento delle strutture complesse e del numero di posti letto esistenti, con un grave peggioramento della situazione soprattutto per gli adolescenti con acuzie psichiatrica”. In aumento anche gli inserimenti in strutture residenziali terapeutiche, che spesso avvengono lontano dalla residenza dei ragazzi a causa della carenza di strutture, con lunghe attese e difficoltà nel reinserimento nel proprio territorio. Dal 2011 al 2013, l’aumento è stato di più del 10% all’anno. Le criticità esistenti nelle possibilità di risposta dei servizi territoriali e di ricovero e la carenza di strutture diurne rischiano di rendere l’inserimento residenziale l’unica soluzione percorribile.
 

 

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