Autismo. Si amplia la rete

Pubblicato il 14-07-2015 da Luca Balducci - ( 1872 letture )

 

La ricerca italiana sulla diagnosi precoce dell’autismo è al suo giro di boa. Il Nida, il Network Italiano per il riconoscimento precoce dei Disturbi dello Spettro Autistico, promosso dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ccm) dell’Iss, entra a pieno titolo nella rete di ricerca europea. “Grazie alla rete italiana siamo oggi riusciti a diagnosticare precocemente circa il diciassette per cento di casi di disturbi dello spettro autistico e ritardo nello sviluppo del linguaggio nei bambini monitorati – ha spiegato Walter Ricciardi, Commissario dell’Istituto Superiore di Sanità – ma l’obiettivo è quello di fornire un modello efficace da applicare ogni volta che si presenta una situazione a rischio. I successi ottenuti finora da questo network ci hanno permesso di entrare in un progetto europeo che finanzia i maggiori esperti internazionali in grado di fare ricerca sull’identificazione dei segni precoci di autismo e di sindrome dell’iperattività (Adhd). Una rete – continua Ricciardi – che nel nostro Paese diventa più forte e oggi si amplia anche grazie al sostegno dei Bambini delle Fate che con centomila euro permetterà di allargare per il prossimo anno la rete anche in Piemonte e, successivamente, in altre regioni. Ecco come pubblico e privato possono costituire un binomio virtuoso, a servizio della salute di tutti”. “Riconoscere precocemente significa intervenire precocemente, riducendo così l'impatto di tali disturbi nella vita dei bambini e dei loro familiari – ha aggiunto Maria Luisa Scattoni, ricercatrice del Dipartimento di Biologia Cellulare e Neuroscienze – e il potenziamento di questo network ci permetterà non solo di diffondere su tutto il territorio italiano il protocollo di valutazione, ma anche di identificare marcatori precoci, anche biologici, e validati scientificamente su un vasto campione di bambini”. I primi risultati dello studio hanno, infattievidenziato come i bambini colpiti da questi disturbi presentino, già nelle prime settimane di vita, alcune anomalie nel pianto e nel movimento spontaneo. Se questi dati venissero confermati in un più ampio campione, ha aggiunto Scattoni, e sarà possibile associare tali anomalie ad alcune caratteristiche cliniche e biologiche dei pazienti presi in esame, potrà essere attivato un monitoraggio per la loro identificazione precoce, già nel primo anno di vita, ed attivato un intervento precoce che sia il più possibile intensivo e individualizzato. L’obiettivo è individuare marcatori comportamentali, come ad esempio il pianto anomalo o alcuni movimenti del corpo, e associarli con un marcatore biologico per consentire in futuro di cambiare il destino dei bambini colpiti da autismo. Ma per il momento, ricorda Scattoni, il punto nodale “è la precocità della diagnosi che consente di limitare i danni provocati dal perpetuarsi di questa patologia”.

                                                                                                

 

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