Pubblicato il 19-08-2015 da Luca Balducci - ( 1968 letture )
Una ricerca appena pubblicata su Proceedings of the Royal Society B,dimostra quanto intuitivamente molti sapevano. L’allegria è contagiosa. Anche per chi soffre di depressione. Essere amici di chi soffre di depressione non comporta rischi, nel senso non si corre il pericolo di cadere a nostra volta in depressione; un dato molto importante questo, visto lo stigma che circonda questa condizione. Per i depressi, essere circondati da amici pieni di allegria e gioia di vivere potrebbe rappresentare, stando ai risultati di questa ricerca inglese, una vera e propria ‘terapia’. Per giungere a tali conclusioni un gruppo di ricercatori dell’Università di Manchester e Warwick ha preso in esame un gruppo di 2.000 studenti di scuola superiore americani per valutare come il tono dell’umore degli uni fosse in grado di influenzare quello degli altri. Lo studio è stato condotto utilizzando un modello di ‘diffusione dell’umore’, per certi versi simile a quello utilizzato per studiare la diffusione delle malattie infettive. In questo modo i ricercatori sono riusciti a dimostrare che, mentre la depressione non è ‘contagiosa’, il fatto di avere un numero sufficiente di amici di buon umore può addirittura dimezzare la probabilità di ammalarsi di depressione e anche raddoppiare la possibilità di superare la depressione in un periodo di 6-12 mesi. Un risultato incredibile, anche quando confrontato con le terapie tradizionali. Per questo gli autori concludono che il fatto di avere un robusto network sociale rappresenti un modo efficace per proteggersi o per trattare la depressione. “Bisognerebbe dunque – sostiene House, uno degli autori dello studio - come società, fare tutti gli sforzi possibili per favorire la nascita di amicizie tra gli adolescenti, ad esempio creando dei club giovanili, dei luoghi di incontro. Questo potrebbe ridurre la prevalenza della depressione tra i giovani.". Spontanea a questo punto una veloce riflessione. Quanto noi Ep potremo fare? Tanto. Creare reti tra pari, favorire luoghi di incontri giovanili non sono abilità proprie della nostra professione? Questo studio dovrebbe stimolare il nostro agire professionale quotidiano in quanto ci conferma il nostro essere "terapeutici".
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