Fare inclusione

Pubblicato il 25-08-2015 da Luca Balducci - ( 2140 letture )

 

Il testo (Fare inclusione, Erickson Ed. 2014, di Fogarolo e Munaro) si articola in due parti ben distinte: la prima descrive la cornice teorica di riferimento approfondendo il tema della didattica inclusiva, mentre la seconda, più corposa, presenta molteplici proposte operative e ha, quindi, un carattere prettamente pragmatico.
Nella prima parte intitolata “Progettazione e uso degli ausili nella didattica inclusiva” si ricorda l’importanza che la scuola si costituisca come ambiente di inclusione sociale, di autonomia e di autodeterminazione. Per far questo è fondamentale riuscire ad individuare quali sono i facilitatori da implementare o introdurre e quali, invece, gli ostacoli all’apprendimento e alla partecipazione da ridurre o eliminare nel rispetto del funzionamento bio-psico-sociale della persona con cui ci relazioniamo. Diviene, quindi, necessario per gli insegnanti affinare lo sguardo e attraverso la pratica dell’osservazione sistematica cogliere i limiti e le potenzialità del bambino da educare, valutarne i bisogni e progettare per lui dei percorsi di apprendimento personalizzati e significativi in grado di agire su quella che Vygotskij chiama zona di sviluppo prossimale. Osservazione, valutazione e progettazione, come ricordano gli Autori, sono proprio le tre azioni chiave alla base del progetto educativo orientato in primis all’abilitazione verso l’autonomia, quando necessario alla compensazione delle difficoltà e, nei casi in cui sia inevitabile, alladispensa da determinate esperienze. Con riferimento all’approccio psicoeducativo, nel testo vengono presentate alcune tecniche cognitivo-comportamentali che possono essere efficacemente impiegate nelle attività educative e didattiche, come ad esempio: il rinforzo, il prompt, il fading, il modeling, il chaining, lo shaping e la task analysis. Viene sottolineata, inoltre, l’importanza di allargare l’orizzonte progettuale a tutti gli ambiti di vita del bambino creando una forte alleanza tra la scuola, la famiglia e le altre agenzie educative e sanitarie coinvolte. Gli Autori dedicano, inoltre, un paragrafo alla presentazione dell’“educazione strutturata”, altro principio cardine dell’approccio psicoeducativo, intesa come interfaccia indispensabile alla comprensione dell’ambiente per favorire nell’alunno una maggiore autonomia in diversi ambiti di esperienza. È compito dell’insegnante creare contesti di apprendimento significativi in grado di far sperimentare il successo all’alunno sostenendo così la sua motivazione, il senso di autostima e di autoefficacia. L’ultimo paragrafo, che conclude la presentazione della cornice teorica di riferimento, è dedicato all’importanza del peer tutoring nella promozione di un clima inclusivo tra i banchi di scuola (e non solo). Si sostiene la necessità di non lasciare nulla al caso e di formare con attenzione gli alunni in modo tale che siano in grado di agire responsabilmente nei confronti del bambino con disabilità. In questo modo la scuola andrà a caratterizzarsi sempre più come comunità di apprendimento realmente inclusiva. Nella seconda parte, Flavio Fogarolo e Claudia Munaro, presentano una grande varietà di proposte operative (un centinaio circa) distinte in tre gruppi principali: strutture, strumenti, attività. 
Il blocco delle strutture comprende tre sezioni: strutture verticali, strutture orizzontali e basi girevoli; nel blocco degli strumenti troviamo cinque sezioni: strumenti per indicare, strumenti per afferrare, adattamenti di forbice e cucitrice, strumenti per scrivere e disegnare, segnatempo per attività didattiche; il blocco delle attività, infine, si articola in dieci sezioni: contenitori, chiodini, catene e moschettoni, percorsi a caduta, effetti speciali, giochi a caduta di gettoni, domino. Per orientare l’insegnante verso una scelta consapevole e mirata, gli Autori illustrano attraverso uno schema quali sono, per ogni sezione e attività, le aree coinvolte in modo diretto o indiretto, come: l’area motorio-prassica, affettivo-relazionale, sensoriale, neuropsicologica, dell’autonomia, comunicativo-linguistico e degli apprendimenti disciplinari (le stesse aree che troviamo in documenti fondamentali a livello scolastico quali la Diagnosi Funzionale, il Profilo Dinamico Funzionale e il Piano Educativo Individualizzato). Ogni proposta viene brevemente presentata e corredata di una griglia in cui si descrivono i materiali necessari, i costi previsti, le difficoltà di preparazione, le azioni possibili, le aree implicate, i collegamenti con le altre sezioni. 
Importante, sottolineare quanto siano utili le attività presentate dagli Autori che si caratterizzano per essere versatili, flessibili, riutilizzabili a seconda dei bisogni emergenti e, cosa importante per un docente, accessibili sia dal punto di vista economico che pratico (i materiali sono, infatti, facilmente reperibili). 
Naturalmente, è bene tenere presente che l’intento degli Autori non è tanto quello di fornire una “ricetta universale” che vada bene per tutti in qualsiasi momento, quanto piuttosto quello di offrire un suggerimento di base che stimoli la creatività degli insegnanti nel realizzare strumenti didattici facilitanti e nel creare situazioni di apprendimento significativo tenendo sempre al centro dell’attenzione l’alunno e il suo funzionamento.

                                                                              

 

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