Amore dipendente

Pubblicato il 30-11-2015 da Luca Balducci - ( 2199 letture )

 

Di seguito un articolo comparso su La Voce di Manduria a firma di Carrozzo S..

"L’amore è il sentimento che, in genere, spinge l’uomo a congiungere sé stesso, la propria vita, la propria esperienza a qualcun altro, in modo da creare un sistema di coppia che contempli biunivocità, uno spazio condiviso, la scelta di compromessi, perché una relazione dovrebbe essere caratterizzata dall’apporto di entrambi i partner, di un dare e ricevere equilibrato.

Questo è quello che dovrebbe accadere nella maggior parte dei casi, ma una relazione di coppia non è una formula matematica certa, non è tutto così semplice e lineare: è un gioco di incastri cha ha bisogno di tempo per trovare il giusto ordine, di pazienza e di impegno; poi ci sono, però, relazioni che anziché essere occasioni di crescita e arricchimento, risultano essere “forme d’amore disfunzionali” in cui è predominante un certo squilibrio di quel dare e avere di cui si parlava prima, in cui il partner si annulla in funzione dell’altro, in cui il contributo al rapporto è a senso unico e in cui la propria vita dipende in tutto e per tutto dal compagno: questo è quello che accade quando si parla di “dipendenza affettiva”.

La dipendenza affettiva è una forma di dipendenza psicologica, la quale si può annoverare tra quelle definite “new addictions”, cioè quelle dipendenze che non includono sostanze chimiche, ma che riguardano comportamenti o attività che sono proprie della vita quotidiana (per esempio, il gioco d’azzardo, lo shopping, il sesso, ecc.).

Quello che, spesso alimenta “relazioni dipendenti” è una continua lotta tra il desiderio di essere amati proprio da chi non ricambia in modo soddisfacente, e la paura dell’abbandono che cresce in proporzione al rifiuto, anzi quest’ultimo risulta essere l’accelerante di queste dinamiche.

Frequentemente le persone che presentano una dipendenza affettiva (il più delle volte donne) non riescono a interrompere il rapporto, perché non si rendono conto che manca di autonomia e reciprocità e soprattutto, non sono consapevoli della dipendenza stessa che assume caratteristiche similari a quelle per la droga o l’alcol, cioè sperimentano:

  • sensazioni di ebbrezza, nel senso che il piacere che provano in presenza del partner credono sia indispensabile per vivere;
  • fenomeni di tolleranza, in quanto sentono un bisogno sempre maggiore della vicinanza dell’amato in termini di tempo, riducendo quello che dedicano alle proprie abitudini o ai contatti con il resto del mondo;
  • astinenza, cioè l’assenza del partner genere sconforto e\o agitazione e la ricerca spasmodica della sua presenza;
  • difficoltà nel controllo del proprio comportamento, intendendo così una possibile perdita di lucidità contornati da rabbia e sensi di colpi che alimentano il bisogno dell’altro, più la paura, a volte ossessiva, dell’abbandono che spinge verso la gelosia e la possessività.

Il problema reale nell’individuazione del problema è che spesso queste persone non riescono a distinguere ciò che è normale da ciò che non lo è, questo potrebbe comportare anche l’accettazione di forme di abuso importanti, quali quelle di tipo fisico o sessuale, oltre che psicologiche.

Per di più, le donne dipendenti è facile che attuino comportamenti protettivi nei confronti del proprio uomo, colorati dalla speranza di un cambiamento anche se impossibile (considerato il fatto che il consolidamento di alcuni schemi relazioni ne impediscono un’evoluzione) e, soprattutto del non abbandono.

Questo non significa che queste donne siano destinate ad una vita di sofferenze, perché rinascere è possibile, e, paradossalmente, la svolta può essere generata dal momento in cui si tocca il fondo e si sperimenta la disperazione; è questa la molla che fa scattare spesso la richiesta d’aiuto.

E’ importante rivolgersi ad operatori esperti (ricordiamo sempre il numero gratuito 1522 contro la violenza sulle donne e lo stalking), in quanto iniziare un percorso psicologico di cambiamento è l’occasione per riprendere in mano la propria vita, per acquisire consapevolezza di sé e delle proprie fragilità, per avere una visione più chiara della proprie forze e metterle in atto per migliorarsi anche in relazione agli altri, e limitare il rischio di ricadere nei soliti schemi interpersonali."

                                                                               

 

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