Pubblicato il 14-12-2015 da Luca Balducci - ( 2629 letture )
"La "Comunità che guarisce", ovvero il tavolo per la Salute Mentale di Biella, si è riunito per parlare a proposito della nuova delibera con la quale la Regione Piemonte, riorganizzando la rete dei servizi di psichiatria, effettuerebbe dei tagli non di poco conto. L’ordinanza è attualmente sottoposta a sospensiva dal Tribunale amministrativo regionale, in seguito ai numerosi ricorsi presentati delle associazioni. La protesta, pacata ma risoluta, è stata messa nero su bianco in un documento scritto alla Regione, in cui vengono sottolineati le preoccupazioni e le proposte di modifica della disposizione. “In molti territori - spiegano i rappresentanti della Comunità che guarisce di Biella -, e nel nostro in particolare, i servizi di salute mentale hanno saputo articolarsi nel tempo attraverso la costituzione di una vera e propria rete di strutture residenziali terapeutiche: a alle strutture di grandi dimensioni con requisiti strutturali paraospedalieri, si affiancano strutture di dimensioni ridotte e con caratteristiche di civile abitazione. Tutto ciò ha permesso sino ad ora di realizzare al meglio i percorsi individualizzati di riabilitazione, nel rispetto del diritto alla continuità terapeutica, garantendo la definizione di progetti riabilitativi terapeutici graduali”. Secondo la delibera, i cosiddetti “gruppi appartamento” e “comunità alloggio”, verrebbero assegnati alla tipologia socioassistenziale a bassa assistenza e pertanto escluse dai Livelli Essenziali di Assistenza sanitaria (LEA). Quindi, riconducendo questa tipologia di residenza in quelle a bassa assistenza, si prevedrebbe una ripartizione della retta per il 40 per cento a carico del Servizio sanitario nazionale e per il 60 per cento a carico dell’utente. Un’ulteriore preoccupazione riguarda le conseguenze sul personale attualmente operante nei servizi di salute mentale che il provvedimento introdurrebbe: la delibera prevede una riduzione drastica delle prestazioni professionali con particolare riferimento alla figura dello psicologo – quasi del tutto azzerata – e a quella dell'infermiere – drasticamente ridotta. “A queste considerazioni - proseguono - si aggiungono quelle dei familiari degli utenti che ritengono il provvedimento penalizzante per la salute mentale ed esternano tutte le loro preoccupazioni per i provvedimenti restrittivi che compromettono in modo esponenziale i percorsi di cura e di riabilitazione personalizzati, indispensabili a garantire agli utenti diritti e possibilità. Insomma, l’attuale disposizione determinerà un depotenziamento dei servizi, compromettendo la bontà delle prestazioni attualmente erogate e non garantendo gli strumenti necessari a rispondere in modo adeguato a quelle che saranno le nuove e sempre maggiori richieste”."
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