Povertà educativa

Pubblicato il 24-12-2015 da Luca Balducci - ( 2386 letture )

 

L’approccio multidimensionale alla povertà ci insegna che la dimensione economica da sola non è sufficiente ad inquadrare e contrastare il fenomeno. Esiste una povertà altrettanto insidiosa e spesso sottovalutata, specifica dei minori in quanto la povertà economica è di solito misurata rispetto alle condizioni lavorative o di reddito dei genitori, che Save the Children ha definito come povertà educativa. La povertà educativa è la privazione da parte dei bambini e degli adolescenti della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni. Significa essere escluso dall’acquisizione delle competenze necessarie per vivere in un mondo caratterizzato dall’economia della conoscenza, dalla rapidità, dall’innovazione. Allo stesso tempo, per povertà educativa si intende anche la limitazione dell’opportunità di crescere dal punto di vista emotivo, delle relazioni con gli altri, della scoperta di se stessi e del mondo. Nel rapporto ‘La Lampada di Aladino’ pubblicato nel 2014, Save the Children ha elaborato in via sperimentale un Indice per misurare la Povertà Educativa (IPE), grazie al contributo di un comitato scientifico composto da esperti italiani, tra i quali, Daniela Del Boca, Maurizio Ferrera, Marco Rossi-Doria, Chiara Saraceno, ed il supporto di Enrico Giovannini e Ilaria Madama, oltre che dell’Università di Oxford, ed attraverso una consultazione alla quale hanno partecipato circa 200 ragazzi di età compresa tra i 12 e 18 anni. La povertà di opportunità educative non si evince soltanto dalle scarse performance degli alunni italiani nel mondo scolastico ma si manifesta negli altri molteplici contesti di vita e di sviluppo dei bambini. In Italia sono molti i bambini e gli adolescenti che non hanno la possibilità di crescere attraverso lo sport, il contatto con la bellezza e la cultura. Dopo un lavoro di ricerca e ricognizione dei principali dati attualmente disponibili su scala regionale sono stati selezionati 14 indicatori ritenuti significativi per costruire il primo e sperimentale Indice di Povertà Educativa. 1. Copertura dei nidi e servizi integrativi pubblici;

2. Classi a tempo pieno nella scuola primaria;

3. Classi a tempo pieno nella scuola secondaria di primo grado;

4. Istituzioni scolastiche principali con servizio mensa;

5. Scuole con certificato di agibilità/abitabilità;

6. Aule connesse ad internet;

7. Dispersione scolastica;

8. Bambini che sono andati a teatro;

9. Bambini che hanno visitato musei o mostre;

10. Bambini che hanno visitato monumenti o siti archeologici;

11. Bambini che sono andati a concerti;

12. Bambini che praticano sport in modo continuativo;

13. Bambini che utilizzano internet;

14. Bambini che hanno letto libri.

I dati che caratterizzano la povertà educativa in Italia sono allarmanti. Nel Rapporto di Save the Children“Illuminiamo il futuro 2030 - Obiettivi per liberare i bambini dalla Povertà Educativa”, pubblicato a settembre 2015, vengono aggiornati i dati presentati lo scorso anno: quasi il 25% dei quindicenni è sotto la soglia minima di competenze in matematica e quasi 1 su 5 in lettura, percentuale che raggiunge rispettivamente il 36% e il 29% fra gli adolescenti che vivono in famiglie con un basso livello socio-economico e culturale: povertà economica e povertà educativa, infatti, si alimentano reciprocamente e si trasmettono di generazione in generazione. D’altra parte, notevoli sono le carenze di servizi e opportunità formative scolastiche ed extrascolastiche: solo il 14% dei bambini tra 0 e 2 anni riesce ad andare al nido o usufruire di servizi integrativi, il 68% delle classi della scuola primaria non offre il tempo pieno e il 64% dei minori non accede ad una serie di attività ricreative, sportive, formative e culturali, con punte estreme in Campania (84%), Sicilia (79%) e Calabria (78%). In particolare, il 48,4% dei minori tra 6 e 17 anni non ha letto neanche un libro nell’anno precedente, il 69,4% non ha visitato un sito archeologico e il 55,2% un museo, il 45,5% non ha svolto alcuna attività sportiva. La povertà educativa compromette il presente ma anche il futuro di un bambino, a rischio di ritrovarsi, una volta adulto, ai margini della società e del mondo del lavoro. Come in un circolo vizioso, la povertà educativa alimenta quella economica, e viceversa. Il fatto che la “povertà educativa” sia entrata nell’agenda del Governo attraverso l’istituzione in via sperimentale nella Legge di stabilità per gli anni 2016-2017-2018 di un fondo dedicato specificatamente al contrasto della povertà educativa minorile, alimentato dalle fondazioni bancarie, è sicuramente un passaggio di grande importanza. Auspichiamo che tale opportunità, attraverso un’effettiva regia, un monitoraggio e una valutazione d’impatto, venga utilizzata per raggiungere il risultato di far fiorire concretamente le capacità e i talenti di tutti quei bambini che oggi sono privi di tale possibilità.

                                                   

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