DIALOGO SULLA PROFESSIONE TRA DUE PRESIDENTI

Pubblicato il 31-05-2016 da comunicazione anep - ( 3230 letture )

 

 

Maria Rita Venturini

 

Maria Rita Venturini

Concludo questo mio secondo mandato lasciando il passo ad una persona attenta e appassionata a questa professione, consapevole che quanto si è realizzato e deciso oggi si rifletterà sull’Associazione di domani.

Ciò a cui mi appello per rappresentare in qualche maniera la nostra azione professionale è la metafora del viaggio, l’idea di un cammino che stiamo perseguendo da tempo, e che continuerà verso una definizione ed un riconoscimento della nostra professione. Appare, dunque, quanto mai doveroso, mettere in evidenza come questo viaggio sia un percorso che si sta portando avanti da anni con pazienza e tenacia, nell’ottica di una continuità cercando, in tal senso, di non smarrire mai la rotta che s’intendeva seguire ed il progetto che si aveva in mente: ovvero il riconoscimento di tutti quegli Educatori al di là di dove questi operino, al fine di arrivare all’unificazione del profilo. 

Rilancio l’immagine di un’Associazione dove non circolano poteri forti, ma dove circolano idee, voglia di fare e serietà; dove si può ritrovare il senso profondo e compiuto della politica (quella vera), capace di leggere le grandi trasformazioni in atto nella società per elaborare proposte innovative ed adeguate ai nuovi bisogni. 

Per questi motivi, so che gli anni che verranno saranno sicuramente ancora pieni di insidie e di problemi da non sottovalutare, ma vedrà l’ANEP ancora più attiva e concentrata nel mettere a disposizione dei propri associati i giusti strumenti per innovare e professionalizzare sempre più il nostro lavoro. L’etica, la professionalità, la trasparenza, la serietà, non sono solo parole ma valori indispensabili e imprescindibili, che segnano costantemente il percorso di crescita di tutti gli associati. Per cui passo il testimone a Nicola Titta, a cui riservo tutti i miei più sinceri "in bocca al lupo" per questo nuovo impegno.

Nicola F. Titta

Care e cari tutti, lasciatemi per un momento salutare Maria Rita. Ho con te condiviso nello spazio tempo lungo che ci vede in ANEP , tante realtà, situazioni ed incarichi. Non ultimo il nostro “testa coda” in CDN che vede avvicendarci nel prima e dopo tra presidenza e vice presidenza. Eredito da te la cultura del prendersi cura fino in fondo dei problemi. Penso che diversamente da te non riuscirò certo ad essere un Presidente multi tasking come lo sei stata tu. Ti ringrazio delle belle parole che hai speso per me. Prendo la responsabilità della Presidenza di un’Associazione che mai come oggi ha l’obiettivo di presenziare e monitorare la professione, da più punti di vista possibili (politico, sociale/sanitario, legislativo, ordinistico) e di procedere insieme nel definire idee e le conseguenti scelte per il futuro.

Ringrazio tutti i colleghi del CDN che stanno facendo uno sforzo enorme cercando di rinnovare quotidianamente le proposte di ANEP e del loro lavoro silente e continuo. Non tutti i soci sanno quanto costante sia doversi occupare di una associazione come la nostra.

Ringrazio tutti coloro che sono intervenuti a Genova per l’enorme onore ed onére che mi avete donato. Onore perché in ANEP sono cresciuto ed anche un po’ invecchiato. Onere in quanto in questo momento siamo in una fase di enormi cambiamenti ma, come già detto, avremo modo di lavorare insieme.

Ritengo che la testimonianza dell’attività intellettuale e culturale rappresentata da ANEP dimostri sempre di più la crescita e l’affermazione culturale della professione: dovremo affermarla  e difenderla perché mai come ora c’è bisogno di disseminare.

Dobbiamo guardare allo sviluppo alla crescita, per questo dobbiamo trovare il coraggio di investire ancora di più nella promozione, nella comunicazione, e nell’aumentare il numero dei soci diversificando le azioni e dando loro continuità, facendo in modo che la nostra identità sia compiuta, prima di diventare grandi (Albo? Ordine?).

Martina, Antonio ed altri ci richiamano quotidianamente ad avviare una “politica di cattura” che, non significa, costringere le persone ad aderire all’associazione, al contrario definire azioni che ci permettano di offrire loro un luogo e far ritrovare l’appeal di una comunità di pratica che si sperimenta tutti i giorni l’unità nelle differenze.

 

 

 

 

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